Smart-working e Mentoring: un’abbinata vincente

Pubblicato da: Daniela Belotti Categoria: Lavoro e mentoring

Smart-working o tele-lavoro poco cambia

L’emergenza che stiamo vivendo ha accelerato un processo che molte aziende anche in Italia avevano già avviato. Che in questa fase sia più tele-lavoro che smart-working è una differenza dettata dall’urgenza per andare avanti a lavorare anche se in lockdown anche per aziende con una gestione solitamente più tradizionale.

Ma il dado è tratto. Sperimentati a forza i vantaggi che lo smart-working può portare a tutto il sistema sarà difficile tornare indietro al prima-coronavirus.

Anche i manager più restii dovranno rassegnarsi ad un cambio di paradigma. Il controllo de visu del team non è strumento per il raggiungimento degli obiettivi.

Fondamentale però con l’aumento dello smart-working è ricordare che le persone fanno meglio quando sono collegate con altre persone.

E le organizzazioni ottengono migliori risultati quando le persone sono costantemente allineate alla vision aziendale e quando si sentono parte di un sistema.

E qui interviene il mentoring

Il mentoring è già considerato dalla maggior parte delle aziende di Fortune 500 come strumento per migliorare l’engagement dei collaboratori e la loro crescita professionale e di conseguenza i risultati aziendali ( State of the global workplace 2018, Gallup) .

 

In condizioni di lavoro tradizionale molte organizzazioni, soprattutto in Italia, hanno lasciato che il mentoring si sviluppasse in modo informale a volte naturalmente tra i propri collaboratori. Questo non lo rende ancora una metodologia sistematica per lo sviluppo organizzativo, ma ha comunque agevolato la socializzazione e aiutato lo scambio di buone pratiche.

Ma ora che non ci si incontra più tutti i giorni in ufficio non basta più. Smart-working, tele-lavoro, collaboratori freelance devono essere parte dello sviluppo aziendale.

È allora fondamentale pensare a creare progetti strutturati per riuscire a raggiungere gli obiettivi di sviluppo organizzativo. Per i vantaggi del mentoring formale rispetto all’informale vi invito a leggere Matteo Perchiazzi della Scuola Italiana Mentoring ( leggi qui).

E-mentoring per lo smart-working e non solo

Ma ricordiamoci che oggi quasi il 100% dei ruoli impiegatizi, un domani una parte a rotazione dell’azienda lavoreranno da casa. A questi si aggiungono i collaboratori “esterni”.

E allora diventa urgente organizzare progetti di mentoring che consentano di gestire anche a distanza tutto il processo, rispettando al meglio i requisiti di un mentoring formale.

Ed ecco che un software studiato e dedicato al mentoring viene in supporto agli Hr per gestire tutti gli aspetti di un programma articolato. Prevedere la formazione di mentor e mentee, la creazione dei migliori accoppiamenti con un algoritmo, lo svolgimento degli incontri e soprattutto il monitoraggio continuo del percorso per valutarne i risultati sono elementi fondamentali per un buon software.

Il supporto di un software consente sia di gestire al meglio tutti gli aspetti di un programma di mentoring, con maggior efficacia nel coinvolgimento dei partecipanti, sia di rendere più efficiente la parte amministrativa e di monitoraggio di tutto il percorso.

In condizioni “normali” sicuramente una forma blended è l’ideale.

Siamo italiani il rapporto di persona è alla base delle nostre relazioni e serve a creare più rapidamente la fiducia e la sintonia che stanno alla base di una relazione di mentoring.

In caso di smart-working invece è possibile avvalersi degli strumenti di comunicazione integrati e proseguire il programma in e-mentoring rendendolo virtuale e assicurando il supporto che un mentore può dare.

Come ci ricorda Kim Wise, ceo di Mentor Resources, di cui siamo rappresentanti in esclusiva in Italia, secondo uno studio condotto a Stanford,  avere connessioni sociali fa bene alla salute sempre, oltre che alla produttività e al successo professionale. E questo vale ancora di più in una fase di stress accentuato dalla paura per la propria salute e per il proprio stato economico.

Ed ecco che di nuovo il mentoring.

Dice Kim: “Quando il mondo sta impazzendo, il mercato sta precipitando e tutti si ammalano, un modo per rimanere equilibrati è avere un mentore. Il tuo mentore ti aiuterà ad affrontare il Coronavirus? Probabilmente no. Ma avere qualcuno che puoi chiamare, a cui inviare un’e-mail o parlare mentre il mondo ti afferra non solo ti aiuta emotivamente, ma può anche mantenerti sano.”

 

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