Le 5 prove di un Executive Mentor

mentore executive
Pubblicato da: Daniela Belotti Categoria: Formazione, Mentoring tag:

Il nostro protagonista di oggi è  un senior manager che lavora da anni nella struttura commerciale di una grande azienda italiana. Lo chiameremo Alessandro. Alessandro ha raggiunto una buona posizione, il lavoro è impegnativo , la concorrenza sia dentro che fuori dall’azienda  è stressante. I rampanti Millenials sono arrivati in azienda da qualche anno, ultra formati e tecnologici. Si legge nei loro occhi la bramosia di carriera, la voglia di bruciare le tappe. Il mondo è nelle loro mani! Alessandro ogni tanto ha paura. E’ un manager affermato, riconosciuto per il suo valore e le sue competenze, ma si sente sotto pressione per i risultati sempre più sfidanti che deve portare in azienda.

Una nuova avventura

Un giorno Alessandro viene chiamato dal responsabile del personale. L’azienda ha deciso di organizzare un progetto di mentoring per aiutare i  più talentuosi ad acquisire più velocemente le competenze manageriali necessarie per occupare le posizioni di responsabilità che si stanno creando. Alessandro è stato scelto per svolgere il ruolo di executive mentor ed accompagnare un giovane manager in questo percorso guidandolo con la sua esperienza.

Che rabbia!- pensa Alessandro – vogliono farmi trasferire tutto quello che ho imparato in anni di lavoro ad un giovincello per poi farmi fuori e sostituirmi con lui! Potrò rifiutare?

La prima prova di un Executive Mentor: superare la paura e accettare la sfida

La reazione di Alessandro è comprensibile, ma è facilmente superata quando la responsabile del progetto gli spiega che se è tra gli executive mentor prescelti è perché l’azienda crede in lui e sposa in pieno il suo modello manageriale.
Un mentor deve poter essere modello di riferimento aspirazionale per il mentee che gli viene assegnato. Deve poter trasferire ai giovani talenti i valori aziendali, i modelli etici di comportamento in cui l’azienda si riconosce e la capacità di affrontare e gestire le sfide che il ruolo richiede.

Bene – pensa Alessandro – ne farò un mio clone!

La seconda prova di un Executive Mentor: da dove comincio?

Nel primo incontro con il suo mentee Alessandro dovrà usare tutta la sua empatia sviluppata in anni di relazioni aziendali per instaurare subito un clima di fiducia. Sarà assolutamente necessario usare questo primo incontro per definire un vero e proprio accordo di mentorship che farà da guida in tutto il percorso.  Questo potrà essere rivisto ogni volta se ne senta la necessità. L’accordo dovrà definire le aspettative delle parti, le regole della relazione (frequenza degli incontri, canali di comunicazione, disponibilità di tempo ..) e soprattutto i confini di confidenzialità della partnership.

La terza prova di un Executive Mentor: essere un porto sicuro per il mentee

Alessandro dovrà essere un timoniere per il suo mentee , non un manager ( sul ruolo del mentor leggi qui ), guidarlo e supportarlo nello sperimentare nuovi livelli di responsabilità. Ma dovrà essere una relazione sicura in cui il mentee si senta libero di confidare i sui timori e le sue necessità senza paura di essere giudicato e penalizzato per il suo operato. I feedback di Alessandro saranno fondamentali per la sua crescita, ma andranno espressi con tatto ed in riferimento ad eventi specifici. Facilmente il giovane mentee parlerà ad Alessandro della relazione con il suo diretto superiore: dovrà poter contare sulla sicurezza delle sue confidenze per potersi aprire liberamente e ottenere risultati dal mentoring.

La quarta prova di un Executive Mentor : muoversi tra i cristalli delle relazioni aziendali

Le riflessioni fatte all’interno della relazione di mentoring potrebbero mettere in difficoltà sia Alessandro che il suo mentee. Alessandro dovrà essere abile nel rassicurare anche il diretto superiore del suo mentee che obiettivo del percorso è sviluppare il talento del giovane e non interferire nel loro rapporto professionale. L’opinione del manager di riferimento che si confronta ogni giorno con l’operatività del giovane e lo vede alla prova con le sfide quotidiane sarà sempre tenuta in considerazione dall’azienda più della valutazione del suo mentor , quindi il responsabile non sarà sminuito nel suo ruolo direttivo.

La quinta e più importante prova di un Executive Mentor:  trasformare non clonare

Alessandro ha un obiettivo importante: il suo compito è aiutare il giovane nella sua trasformazione e crescita professionale. Sarà fondamentale fare attenzione a non comportarsi solamente da sponsor del giovane. E non cercare di farne un suo clone. Dovrà aiutarlo con il supporto della sua esperienza a trovare il suo modo di personale di affrontare e risolvere le sfide che il ruolo futuro gli potrà presentare. Per fare questo sarà fondamentale che il nostro Alessandro metta in campo lui stesso una buona capacità di ascolto attivo, di fare le domande giuste al momento giusto. L’umiltà di ricevere lui stesso feedback dal mentee , e di essere autentico nelle restituirli.

Superate queste 5 prove chi avrà beneficiato di più del percorso di mentoring secondo voi? leggi qui

 

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